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30 ottobre 2008

 

I GENI INFLUENZANO L'EFFICACIA DEI FARMACI ANTI-OBESITA'

 

La sibutramina ha una maggiore efficacia nel ridurre il peso in pazienti con uno specifico background (corredo) genetico rispetto a quelli che non ce l’hanno. Questo il risultato di uno studio pubblicato su Gastroenterology, rivista ufficiale dell’American Gastroenterological Association (AGA) Institute

L’epidemia di obesità continua ad essere sempre di più un problema globale: si stima che 1,6 miliardi di adulti nel mondo siano soprappeso (indice di massa corporea >25 kg/m2) e che 400 milioni siano francamente obesi (indice di massa corporea >30 kg/m2). In aggiunta anche l’incidenza del diabete e di altre malattie invalidanti attribuibili all’obesità è in continuo aumento.

Vi sono diverse opzioni terapeutiche per trattare l’obesità e questo studio ha preso in esame la sibutramina, un farmaco approvato per il trattamento di lungo termine dell’obesità. Il farmaco procura una sensazione di ripienezza e sazietà, previene il declino del metabolismo che si associa alle diete ipocaloriche e produce complessivamente un calo di peso, soprattutto se associato alla terapia comportamentale. L’entità del calo di peso, però, è molto variabile da paziente a paziente. Per questo motivo un team di ricercatori alla Mayo Clinic ha studiato l’influenza di specifici geni candidati che controllano i meccanismi serotoninergici ed adrenergici (il recettore a2A, 5-HTTLPR e GNß3) sul calo di peso e sulla composizione corporea in risposta alla sibutramina o al placebo.

“I pazienti che assumevano sibutramina ottenevano, come atteso, un peso minore ed una percentuale di grasso minore nella loro composizione corporea. Le varianti dei geni candidati si sono rivelati degli utili markers di una aumentata risposta al farmaco” dice Michael Camilleri della Mayo Clinic e primo autore dello studio. “La variabilità genetica può aiutare a selezionare pazienti che possono avere un maggior beneficio dal trattamento con questo farmaco. Dato che i differenti markers genetici erano presenti in quasi il 50% dei pazienti, uno screening di questi markers genetici prima di prescrivere il farmaco potrebbe avere anche un vantaggio costo-efficacia dal punto di vista della sanità pubblica”

In questo studio di farmacogenomica randomizzato in doppio cieco, il dr Camilleri ed i suoi collaboratori hanno valutato la terapia comportamentale associata a sibutramina (10 o 15 mg die) o placebo per 12 settimane in 181 pazienti soprappeso o obesi. Sono stati misurati il peso, il BMI, la composizione corporea, lo svuotamento gastrico e la variabilità genetica dei geni candidati.

I risultati hanno dimostrato che la sibutramina ad entrambe le dosi, in associazione alla terapia comportamentale, ha determinato un significativo calo di peso, del BMI e della percentuale di massa grassa rispetto al placebo. Il calo di peso dopo 4 settimane era un predittore del calo di peso raggiunto dopo 12 settimane.

E’ stato inoltre trovata una significativa associazione tra gene e dose del farmaco per il genotipo GNß3. Questo gene regola la funzione delle proteine G, coinvolte nella traduzione del messaggio dai recettori della superficie cellulare che legano serotonina e noradrenalina (ad esempio nei neuroni ipotalamici che controllano l’appetito). Questi recettori sono indirettamente attivati da sibutramina che blocca il re-uptake di questi due neurotrasmettitori.

Per ciascun gene candidato gli effetti del trattamento sono stati osservati dopo 12 settimane (p=0.017) per tutte le specifiche varianti del genotipo. I ricercatori hanno dimostrato che due geni (es. GNß3 e recettore a2A) determinano un maggiore effetto del trattamento con sibutramina sul peso corporeo. Non è stato osservato sinergismo nella combinazione di due genotipi sulla risposta alla sibutramina rispetto all’effetto dovuto al singolo genotipo.

"I nostri risultati suggeriscono che il corredo genetico dei pazienti predispone alla risposta al farmaco. Questo può avere importanti implicazioni future per personalizzare terapie personalizzate sulla base di test molecolari,” aggiunge il Dr Camilleri. I risultati di ricerche come queste sulle cause, la prevenzione ed il trattamento dell’obesità stanno portando ad una migliore definizione del ruolo del tratto gastroenterico nella genesi dell’obesità. Queste nuove conoscenze potrebbero portare a nuove terapie endoscopiche, farmacologiche e nutrizionali dell’obesità ed anche a cambiamenti delle politiche e delle consuetudini sociali connesse all’obesità.

Bibliografia.

 
 
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